Reddito di Libertà – Altri strumenti per le donne vittima di violenza

reddito di libertà, violenza sulle donne, violenza economica, sostegno vittime di violenza

Il reddito di libertà è una specifica misura volta a sostenere le donne vittima di violenza che si trovano in condizioni di difficoltà economica. Questo al fine di cercare di ridurre il più possibile le conseguenze economiche derivanti da un allontanamento. Il reddito di libertà istituito con il DPCM del 17 dicembre 2020 si appoggia al fondo istituito sin dal 2006 con il Decreto Legge n. 223 e successivamente ampliato con il decreto rilancio n. 34/2020 all’art. 105 bis nella sua capienza. Queste modifiche recenti si erano rese necessarie a causa della Pandemia che aveva gravato particolarmente sulle donne in condizione di maggiore vulnerabilità in quanto vittime di violenza. Tra le tipologie di violenze dobbiamo necessariamente ricomprendere anche la c.d. violenza economica, ovvero la dipendenza dalla fonte di reddito del partner.

Questa forma di violenza fa sì che il soggetto debole, già vittima di violenze fisiche e psicologiche, abbia ancora più difficoltà a staccarsi dalla situazione di pericolo.

I dati dell’ISTAT.

Purtroppo i dati forniti dall’ISTAT durante la pandemia hanno registrano un costante aumento delle situazioni di violenze.

Il numero delle chiamate valide, sia telefoniche sia via chat, anche nel secondo trimestre 2021 è continuato ad aumentare rispetto al precedente trimestre, anche se in maniera contenuta (8.508 chiamate valide +6,7%), mentre le vittime hanno registrato un lievissimo calo (4.243 vittime -1,5%).

In confronto al picco del secondo trimestre 2020 (12.942 chiamate valide e 5.606 vittime) si registra un calo sia delle chiamate valide sia delle vittime (-34% e -24% rispettivamente). Diminuisce anche la quota delle richieste di aiuto tramite chat, che costituiscono il 15,3% delle modalità di contatto (erano pari al18% nel secondo trimestre del 2020). Tra i motivi che inducono a contattare il numero verde continuano a prevalere le chiamate inerenti le “richieste di aiuto da parte delle vittime di violenza” e le “segnalazioni per casi di violenza” che insieme costituiscono il 44,8% (3.812) delle chiamate valide.

Tuttavia, nel secondo trimestre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, esse sono diminuite del 25%, così come le chiamate per avere informazioni sul numero 1522 (-19,2%). Il confronto con il II trimestre del 2020, caratterizzato dal periodo di lockdown, conferma ulteriormente quanto la permanenza continuativa tra le mura domestica abbia inciso sul fenomeno della violenza [1]

Le finalità del reddito di libertà.

L’articolo 3 comma 2 del DPCM precisa che il Reddito di libertà è finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale nonché il percorso scolastico e formativo dei/delle figli/figlie minori e non è incompatibile con altri strumenti di sostegno come il Reddito di cittadinanza.

A chi è destinato il reddito di Libertà.

Il reddito di libertà è destinato a tutte le donne che sono state o sono vittima di violenza e che si trovano in particolare vulnerabilità economica.

Come riportato dall’articolo 3 comma 2 del DPCM, il Reddito di libertà è riconosciuto, nella misura prevista di € 400,00, su istanza di parte, alle donne che hanno subito violenza e si trovino in condizioni di particolare vulnerabilità o in condizione di povertà, al fine di favorirne l’indipendenza economica, la cui condizione di bisogno straordinaria o urgente è dichiarata dal servizio sociale professionale di riferimento territoriale. Il reddito può essere erogato per un massimo di 12 mensilità

Quali sono i requisiti.

Possono accedere al reddito di libertà le donne, con o senza figli minori:

  • vittime di violenza certificata dai servizi sociali del Comune di residenza o dai servizi sociali del Comune di nuovo domicilio;
  • che sono seguite dai Centri antiviolenza oppure, in caso di mancanza di posti disponibili, che siano o siano state ospiti di in una casa di accoglienza o di in una struttura similare ad una casa di accoglienza.

La richiesta.

La domanda è presentata all’Inps sulla base del modello predisposto di un’autocertificazione dell’interessata. A questa si allega la dichiarazione firmata dal rappresentante legale del centro antiviolenza  che ha preso in carico la stessa che attesta il percorso di emancipazione ed autonomia intrapreso. Da ultimo si deve allegare la dichiarazione del servizio sociale che ne attesti lo stato di bisogno legato alla situazione straordinaria o urgente.

Come avere una consulenza sull’argomento.

Nel caso si volesse ricevere una consulenza sull’argomento trattato cliccare qui.

L’Avvocato Ingarrica è contattabile tramite social al nick @avvocatoingarrica oppure nella pagina contatti.

Note.

[1] Fonte ISTAT sulle chiamate al 1522 https://www.istat.it/it/archivio/262039

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *