Essere un avvocato nel 2018

Svolgere la professione di avvocato nel 2018 non è cosa facile. I motivi sono molti e tra questi possiamo inserirci anche la totale mancanza di considerazione che la pubblica amministrazione della giustizia ha nei nostri confronti. Ho già parlato della nostra professione in alcuni articoli (leggi “che vuol dire essere un grande avvocato” oppure sulla “Consulenza legale gratuita“), ma oggi vorrei soffermarmi su ciò che è accaduto ieri.

Il fatto.

Ordinanza del Presidente del Tribunale di Roma
Fonte “Internet”

Ieri 26 febbraio 2018 a Roma come in molte parti di Italia ci sono stati notevoli disagi a causa del maltempo e questi hanno riguardato numerosi settori quali per esempio scuole, trasporti ecc. Molti avvocati nonostante i vari disagi, si sono recati regolarmente presso i tribunali (civile, penale ecc.) per svolgere il loro dovere quotidiano. Purtroppo nessuno sapeva che i Tribunali avevano deciso di chiudere a causa del maltempo. Il primo avviso (la foto in alto di cui ometto di commentare l’errore grammaticale) è apparso intorno alle ore 09.15/09.30. L’avviso ufficiale è arrivato successivamente specificando che si sarebbero svolte solo ed esclusivamente le situazioni improcrastinabili (quali per esempio i detenuti). Il risultato è stato che l’avvocato, magari accompagnato dal cliente, i testimoni, gli operanti di polizia giudiziaria e tutti gli altri, son dovuti tornare a casa.

Le considerazioni.

Sono amareggiato, deluso ed avvilito dalla totale assenza di rispetto e considerazione che si ha della nostra professione.  Sono sconcertato dal fatto che gli organi istituzionali che dovrebbero supportarci siano rimasti totalmente inermi di fronte ad una situazione del genere; senza cercare di sollecitare, provvedere o comunque adoperarsi per cercare di evitare che tanti avvocati si trovassero di fronte ad un portone chiuso. Infatti gli aspetti sono due.

Uno riguarda la totale assenza di rispetto che l’amministrazione della giustizia ha nei confronti dell’avvocato.

L’altro, forse ancora più preoccupante, riguarda l’immobilismo che ha contrassegnato in questa occasione l’ordine degli avvocati di Roma nel non fare assolutamente nulla per cercare di rendere meno pesante la situazione.

Posso capire che, in situazioni emergenziali dell’ultimo momento, il Presidente del Tribunale senza preavviso si sia trovato senza magistrati, cancellieri o personale. Non è questa però la situazione. Così come è stata pubblicata l’ordinanza del Comune di Roma con la quale sospendeva tutte le attività scolastiche, così si sarebbe potuto fare anche per l’attività giudiziaria.

Ieri il Tribunale di Teramo, Avellino (se non sbaglio) e molti altri hanno pubblicato il rinvio di tutte le udienze per il giorno successivo. Non è stato difficile.

Sarebbe opportuno che l’Ordine istituisse una sorta di procedura per casi particolari e/o emergenziali. Come per esempio inviare una pec a tutti gli iscritti all’ordine ed a tutti i colleghi che hanno udienza in quel determinato giorno con la quale, scusandosi della situazione, avverte che tutte le udienze sono rinviate di ufficio. Ho sottolineato il termine scusandosi, proprio perché il Presidente del Tribunale, in qualità di responsabile di un settore della pubblica amministrazione, dovrebbe quantomeno chiedere scusa per le difficoltà create. Cosa che ovviamente nessuno ha fatto.

Conclusioni.

Ritengo sia opportuno che tutti noi avvocati facessimo un salto di qualità. Dopo gli anni ’80 c’è stato un continuo declino della figura professionale dell’avvocato che ha portato ad oggi, dove oramai essere avvocato non è più sinonimo di orgoglio, ma il contrario. I problemi quotidiani da dover risolvere non mancano. I rapporti con i clienti o con i magistrati, cercare di farsi pagare dal proprio assistito, cause interminabili, una giustizia che alle volte di giusto non ha nulla ecc.

Proprio per questo ritengo che sia doveroso da parte nostra cominciare a restituire la giusta dignità alla nobile professione dell’avvocato. Cominciando magari proprio con il pretendere il rispetto che ci meritiamo. Per far questo dobbiamo cominciare per primi a trattare gli altri, soprattutto gli stessi colleghi, con il rispetto che si meritano.

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