La nobile professione dell’avvocato penalista barattata con un like

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Che la nobile professione dell’avvocato penalista stia passando un periodo di totale assenza di prestigio e di onorabilità è oramai tristemente noto a tutti. Sinceramente non credevo che si potesse arrivare a tanto e la critica che andrò a fare, non è nei confronti dell’utenza/cliente, ma nei nostri confronti. (P.s. mi riferisco solo ai penalisti in quanto è il mio ambito… lasciando a tutti gli altri stimati colleghi che si occupano di altre materie di valutare il proprio settore di specializzazione)  

Il casus belli.

Oggi mi arriva una mail da un soggetto sconosciuto il quale mi chiedeva non una consulenza ma una domanda: Salve, ho una domanda tecnica di diritto penale, non si tratta di vera e propria consulenza, per cui volevo sapere se fosse così gentile da rispondere gratuitamente. Paradossalmente fino a qui chiedere è lecito e rispondere è cortesia ma il bello è la prosecuzione: “Se accettasse, in cambio potrei lasciarle una valutazione positiva su Google o su altro sito. Volevo sapere se il principio di […]” 

Dopo un primo momento di stupore per l’ardore della domanda, un secondo momento di arrabbiatura per il baratto richiesto, mi sono soffermato a pensare: “certo, se il mondo funziona in questi termini, se un soggetto viene pagato per inviare recensioni positive ad alberghi o prodotti, perché non chiedere anche a dei professionisti consulenze in cambio di like??” Per prima cosa ho risposto alla persona, e poi però mi sono fermato a riflettere sul precedente pensiero.

La mia risposta.

Dopo varie ipotesi ho risposto questo: Quella che chiede è una consulenza e le recensioni positive (che non ho mai chiesto a nessuno) non si comprano, si ottengono con la professionalità e la serietà. Qualora le interessasse la consulenza, il costo della stessa è di € XXX,XX e dovrebbe essere più preciso nel formulare il quesito (specificando caso concreto, reato contestato ecc.) Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Non avrei mai accettato dei like al posto di un compenso. Mi sarei sentito veramente un avvocato penalista finito. 

Le mie riflessioni e le mie domande.

Innanzitutto, parto dalle domande che mi sono posto. Sarà la prima volta che la persona chiede ad un professionista una consulenza in questi termini? Nel caso non lo fosse… gli altri colleghi gli hanno risposto come me oppure hanno accettato il like?? Spesso si rinvangano i vecchi tempi per sostenere che si stava meglio, che la professione era altra cosa ed era rispettata, onorata ed in un certo senso temuta. Oggi questo non c’è più. Ma la colpa di chi è? Di quel ragazzo che scrive e che ci “prova” o di noi avvocati??? Sinceramente ritengo la seconda.

Siamo noi stessi che riversiamo nella professione quello che siamo nella realtà. Ovvero persone normali che seguono le tendenze, le mode e che hanno il bisogno di consensi (una volta in piazza oggi sui social). Il problema è che la professione non può essere così.

La funzione sociale dell’avvocato penalista.

La professione dell’avvocato penalista ha una funzione sociale elevatissima. L’avvocato è quell’elemento che fa la differenza tra uno Stato di diritto e la barbaria. L’avvocato è quel soggetto che è indispensabile al fine di far rispettare le regole di uno Stato che si vuole definire democratico. L’avvocato penalista è il garante dei diritti e le sue lotte in favore di un singolo, vanno a beneficio di tutti. L’avvocato penalista è colui che deve controllare che le prove siano assunte secondo le regole processuali e che la decisione trovi il suo fondamento nella prova, formatasi nel contraddittorio tra le parti. L’avvocato è la sentinella dei diritti, è colui che garantisce con la sua presenza che il processo si svolga secondo le regole, affinché il giudice addivenga ad una decisione che sia giusta ed aderente alle risultanze processuali.

Conclusioni.

Le persone che si rivolgono a noi pretendono, giustamente, che l’avvocato sia serio, professionale e preparato. Cosa potrebbero pensare se sapessero che ci si è svenduti per un like? Dobbiamo essere onorati di esercitare questa nobile professione e dobbiamo sempre ricordarci l’importante ruolo che rivestiamo. Non solo quando indossiamo la toga, ma anche nel nostro studio, con il cliente o quando siamo in giro per cose nostre, con la nostra famiglia o da soli. Per prima cosa, riacquistiamo la nostra dignità. L’avvocato non si fa, si è!

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